Palazzo Panichi, sede del nostro Museo, si colloca in una posizione privilegiata della città, sulla Piazza Arringo, accanto alla Cattedrale. 

Come molti altri edifici ascolani, costituisce una struttura articolata che reimpiega costruzioni di varie epoche.

Il primo impianto, rinascimentale, è riconducibile a Giovanni Maria Spinola, il cui nome è ricordato nel fregio delle finestre del piano nobile e in due epigrafi poste sulle porte dell’androne. 

Esso ingloba strutture di epoca medioevale, quali una torre ed una abitazione. L’edificio viene regolarizzato grazie alla nuova facciata principale, con 5 finestre modanate. 

Nel Settecento il Palazzo, di proprietà dei Ridolfi, subisce numerose modifiche: si aggiunge il piano secondo, vengono ridefinite a stucco le finestre della facciata, a bugnato il portale d’ingresso, viene realizzato il soffitto a cassettoni nel piano nobile. Gli affreschi sulla facciata, attribuiti a Cola dell’Amatrice, cedono il posto ad un fregio decorativo di Biagio Miniera, oggi rimosso e collocato in una sala al piano nobile.

Nell’Ottocento avviene il passaggio di proprietà tra la famiglia Ridolfi e la famiglia Panichi. Il primo trentennio del Novecento costituisce un momento di radicali trasformazioni per la città di Ascoli, con demolizioni all’interno del tessuto antico. Anche per Palazzo Panichi il destino sembrava segnato; la sua demolizione avrebbe dovuto far posto ad un nuovo asse viario che avrebbe collegato piazza Arringo con il nuovo ponte sul fiume Tronto. L’acquisto nel 1958 da parte dello Stato sancisce la salvezza dell’edificio che nel 1981 diventa sede del Museo.