Proseguono i lavori di adeguamento antisismico di Palazzo Panichi. Conclusa la copertura protettiva degli affreschi del salone

Procedono a pieno ritmo i lavori di adeguamento antisismico e di rifacimento degli impianti tecnici di Palazzo Panichi, sede del Museo Archeologico Nazionale di Ascoli Piceno.
In vista dell’avvio degli interventi sull’impiantistica, la scorsa settimana è stata portata a termine una delle operazioni più delicate: la copertura protettiva degli affreschi conservati nel grande salone centrale del piano nobile.

Sotto la direzione delle restauratrici Manuela Faieta e Oriana Bertoldi, gli operai della ditta DVC hanno realizzato una protezione temporanea con tessuto non tessuto, fissato ai sostegni metallici che reggono i supporti degli affreschi, e successivamente sigillato con teli in polietilene.
Questa procedura consentirà di proteggere le superfici pittoriche durante tutto il periodo dei lavori.

Il fregio pittorico, oggi collocato all’interno del salone, ornava originariamente la facciata del palazzo lungo l’intera sua estensione — circa 23 metri — al di sotto delle grandi finestre del piano nobile.
Sul sottile pannello si sviluppa una vivace processione di putti, alati e non, impegnati in diverse scene: fanciulli che portano grappoli d’uva e trainano un piccolo carro con il giovane Bacco; altri che incoronano un compagno portato in trionfo; guerrieri in miniatura con corni da battaglia e, infine, un gruppo che incita una capra a rialzarsi da terra.
Un insieme di immagini gioiose e leggere, animate da un raffinato equilibrio tra grazia e movimento.

Alla fine del Settecento il fregio fu attribuito a Cola dell’Amatrice, ma l’ipotesi non ha trovato finora conferme documentarie. Certo è invece il restauro eseguito all’inizio dell’Ottocento dal pittore ascolano Raffaele Fogliardi, autore della scena con due prigionieri e trofei d’armi dipinta ex novo sopra il portale d’ingresso.
Nel 1955 lo storico dell’arte Aldo Castelli descriveva lo stato di conservazione del fregio come “un polveroso arcipelago di piccoli frammenti d’intonaco”, rendendo necessario il distacco delle pitture nel 1971, a cura di Silvestro Castellani e sotto la direzione della Soprintendenza alle Gallerie e Opere d’Arte.

Dopo un lungo periodo di deposito, dal 2012 il fregio è nuovamente visibile all’interno del palazzo, nel salone delle feste, in una sistemazione che ne garantisce la conservazione ma che, inevitabilmente, trasforma il senso originario dell’opera, nata per essere ammirata all’aperto, da lontano.
Per restituire idealmente l’aspetto della facciata rinascimentale, il museo sta valutando soluzioni tecnologiche innovative, come proiezioni digitali e installazioni luminose, che possano evocare — anche solo in particolari occasioni — l’effetto visivo e simbolico dell’antico fregio.

Con la conclusione di questa delicata fase, Palazzo Panichi compie un passo importante verso la riapertura dei suoi spazi rinnovati, dove storia, arte e tutela continueranno a dialogare nel segno della bellezza.

veduta dei lavori di copertura con operai su un trabattello